Pubblicato il 26/05/2020
Affrontare il passaggio alla sella corta - i consigli dell'esperto
Tutti i principali produttori hanno inserito nella propria gamma modelli di selle corte, shortfit, che negli ultimi mesi sono diventate un vero e proprio trend di mercato, con uno straordinario boom di richieste.
Tra i ciclisti il dibattito è aperto e l’argomento ha fatto esplodere curiosità ed interesse, ma anche dubbi e richieste. Quali sono i cambiamenti in termini di seduta e quali sono gli accorgimenti da mettere in atto nel montaggio della sella corta?
Abbiamo chiesto a chi può aiutarci a capirne di più: approfondiamo l’argomento con Emanuele Chiesa*, biomeccanico professionista, lasciandolo parlare (e scrivere) a ruota libera…
"Se volessi passare da sella tradizionale a sella corta, come la devo montare? È la domanda che in tanti si pongono, e mi pongono, ormai da più di un anno, da quando tutti i marchi hanno introdotto nella loro gamma le selle dalla cosiddetta forma shortfit, ovvero con una lunghezza complessiva compresa fra i 24 e i 25/25,5 cm, anziché nelle misure tradizionali fra 27 e 31/31,5 cm.
Bisogna essere chiari nel dire che quella delle selle corte è una nuova opportunità offerta al ciclista al momento della scelta, ma non necessariamente è la migliore per tutti: aumentano le opzioni per un componente talmente personale e importante per il comfort e la prestazione in bicicletta, ma si rischia anche di creare maggiore confusione in un settore dove la scelta era già ampia.
Selle con o senza buco, con il canale centrale, differenti larghezze (dai 130 ai 155 cm) e soprattutto differenti forme, piatte, arrotondate, round, semiround, wide...ogni azienda ha proposto diverse soluzioni, indicando sui cataloghi le caratteristiche che possono legare l'atleta al prodotto offerto.
Ecco che diventa davvero importante misurare la distanza tra le ossa ischiatiche, ritenuta una delle variabili di riferimento per determinare la larghezza ottimale della sella.
Le ossa ischiatiche sono le due ossa situate nella parte inferiore del bacino ed è stata Specialized nel 1997, con il suo concetto Body Geometry, a fornire per prima ai propri rivenditori un supporto per misurare in modo semplice la larghezza dell'appoggio. Successivamente, in molti trovarono un metodo “fai da te” casalingo usando un cartoncino, un righello e una buona dose di pazienza per capire nel proprio garage se la sella utilizzata fosse giusta.
Già non era semplice interpretare con il negoziante il segno della pressione dell'appoggio (l'obiettivo era vendere il prodotto Specialized, in primis, per cui quel tipo di soluzione a mio parere andava bene per chi si orientava su quel marchio), ma farlo da soli poteva diventare motivo di maggiori problemi rispetto ai benefici sperati, e per molti lo diventò…
La misurazione fai da te si basava su un criterio “fisso”, in base alla larghezza rilevata:
< 11cm = sella con larghezza fra 130mm – 143 mm
11cm – 13cm = sella con larghezza fra 143mm – 155mm
> 13cm = sella larga oltre 155mm
Sull'onda della crescente richiesta di strumenti per effettuare le misurazioni, tutte le aziende produttrici di selle hanno iniziato a proporre metodologie e attrezzi specifici per supportare al meglio la scelta tra i vari modelli.
Attraverso differenti test, con le più svariate impostazioni, si cercava di fornire all’atleta la larghezza della sella ideale, non solo nella parte posteriore ma anche lungo tutta l’area di appoggio.
Una caratteristica, tuttavia, che non si teneva ancora in considerazione era la conformazione della sella, ovvero la sua forma: piatta, leggermente a schiena d’asino, più alta nella parte posteriore, con un foro più o meno allargato e via dicendo.
Il limite, a mio parere, di tutti questi sistemi era soltanto uno: ognuno di essi era creato dall’azienda per vendere le proprie selle, quindi per identificare le caratteristiche del proprio prodotto. Il cliente non aveva la possibilità di fare una comparazione più mirata, ad esempio paragonando il tipo di soluzione suggerita dal tale sistema con le sue necessità, se non affidandosi alle competenze o al parere del negoziante.
Se la situazione non fosse già abbastanza complessa, ecco che si aggiungeva, come ben sappiamo e come ovvio, l’influenza dell’aspetto estetico e delle preferenze dell’atleta.
Alcuni di questi sistemi hanno poi iniziato a tenere in considerazione anche la posizione assunta in sella, l’assetto tenuto in bici e sotto sforzo, analizzando il periodo di tempo di un'uscita “tipo” del ciclista e considerando caratteristiche come la flessibilità della schiena, la mobilità articolare e altri aspetti legati alla tipologia di atleta, per orientare nella scelta di un componente così “delicato” e personale.
Ho sempre ritenuto che ci volessero tutti questi fattori nella valutazione ma, da parte mia, sono sempre stato convinto che il miglior strumento da cui partire per scegliere la sella corretta è…la sella che si sta utilizzando!
Sì, perché solo valutando l’atleta durante la pedalata e ascoltando le sue sensazioni in merito all’appoggio, si riesce a indirizzare in modo più consapevole la scelta della nuova sella.
Spesso lavoro con atleti che si presentano al test con quattro o cinque modelli differenti (e se facciamo due conti sul loro costo abbiamo in mano un capitale!), per poi scoprire che più di uno può rappresentare la soluzione azzeccata, nonostante ognuno di essi abbia caratteristiche leggermente diverse.
Il problema fondamentalmente è l’installazione e la successiva regolazione.
Ecco che una volta sistemata la sella, regolati altezza, scostamento rispetto al movimento centrale, posizione e inclinazione, l'atleta torna a pedalare senza più problemi.
Il mercato però va avanti, le proposte da parte delle aziende diventano sempre maggiori, arrivano sul mercato le prime stelle shortfit.
Selle con caratteristiche particolari: dai 2 ai 4 cm più corte, sulla punta, rispetto ai modelli tradizionali e più larghe posteriormente, perché difficilmente si trovavano selle con una larghezza massima inferiore a 14 cm.
Ogni brand ha cercato di inserire nella propria gamma modelli di questa tipologia, proponendo nuove soluzioni che inizialmente hanno anche disorientato il ciclista, a suo agio con la “solita” sella e le “solite” regolazioni, “costretto” ora ad un salto nel buio per valutare un nuovo, interessante e ben pubblicizzato prodotto.
Per fortuna negli ultimi mesi, direi anche nell’ultimo anno, tante aziende hanno iniziato a proporre soluzioni di selle corte basate su riferimenti e caratteristiche dei loro modelli più venduti e apprezzati, offrendo configurazioni dedicate che hanno permesso a molti atleti di mantenere la stessa tipologia di prodotto, con caratteristiche simili, e con grande soddisfazione.
Il problema, però, che ne deriva è quello nella domanda iniziale: come passare da una sella tradizionale, da 27-28 o più centimetri ad una corta?
Le aziende hanno fatto riferimento al centro anatomico della sella, chiamandolo in modo diverso BRP (Biomechanics Reference Point) o Fit-Point, identificato come il punto in cui la sella ha una larghezza compresa fra i 70 e 75 mm.
Questo stesso punto di riferimento fino a 15 anni fa era preso a 12 cm dalla fine della sella. Quando Fi’zi:k presentò la Arione, con la parte posteriore allungata di un paio di centimetri, mandò in crisi molti atleti e meccanici, che sbagliavano a riportare le misure su questo nuovo modello, rifacendosi al setup delle versioni precedenti.
Questa situazione è molto simile a quanto sta accadendo ai giorni nostri nel passaggio da sella tradizionale a corta. Fin dall’arrivo delle prime selle shortfit, ho sempre ragionato sull'impostare il centro anatomico esattamente a metà della lunghezza della sella. In pratica, dividendo la sella a metà per la lunghezza, prendo come riferimento una striscia di circa 5 mm, che imposto come punto di riferimento del centro anatomico.
A questo punto, considero la misura del centro anatomico della sella precedente riferita al movimento centrale (e non alla distanza fra punta della sella e manubrio!) e riporto le stesse regolazioni di altezza e arretramento sulla sella nuova, partendo dal suo centro anatomico.
Uno degli errori che si commettono ancora oggi è quello di prendere il riferimento dell’arretramento della sella dalla punta. È una procedura che, forse, poteva andar bene negli anni ‘90, quando i modelli presenti sul mercato avevano caratteristiche piuttosto simili tra di loro. Ora non più.
Quindi, ricapitolando, il mio consiglio è: misurate altezza e arretramento della sella che state utilizzando (potete far riferimento alla seguente procedura www.emanuelechiesa.it/riportare-il-corretto-assetto), smontate la sella attuale e montate il nuovo modello corto, impostando i due valori precedenti rispetto alla metà della lunghezza della sella. Potete far riferimento anche al centro anatomico, BRP o Fit-Point, indicato dal produttore.
Cosa è necessario per questa operazione? Un metro, un’asta o una livella di almeno 90 cm, un po’ di manualità e di attenzione.
Il margine di mezzo centimetro, inserito sul punto di corrispondenza del centro anatomico sulla sella corta può considerarsi come margine di regolazione della posizione attuale rispetto alla precedente, perché pochi millimetri possono fare una differenza veramente enorme.
Una volta impostate altezza e arretramento bisogna lavorare sulla bolla, per scegliere l’inclinazione della sella: qui il problema è un attimino più complicato, sia perché non tutte le selle si impostano nella stessa maniera, sia perché la personalizzazione è assolutamente fondamentale per garantire efficienza di pedalata, comfort ed evitare fastidi.
Ma partire dalle indicazioni che vi ho fornito sono sicuro che vi permetterà di pedalare già al meglio con la vostra, nuova, sella corta!"
è Leggi il test SELLE ITALIA Flite Boost Kit Carbonio
Superflow – bella e…corta!
*Emanuele Chiesa...
Emanuele, classe 1971, mi occupo di posizionamento in sella da vent’anni.
Seguo qualsiasi tipo di ciclista, dall’amatore (di ogni livello) al professionista.
Uno dei pochi, se non l’unico, a proporre in Italia anche un test di verifica del posizionamento su strada, che si affianca a quello svolto normalmente in studio.
Opero principalmente a Milano città e provincia, ma ho basi operative anche a Cantù, in Liguria, a Napoli e in Sicilia.
Sono disponibile, inoltre, ad effettuare corsi di posizionamento individuali e in gruppo, e come consulente per chi volesse avviare l’attività di posizionamento in sella all’interno di un negozio o nella propria attività.
Per info e contatti: www.emanuelechiesa.it/